domenica 29 marzo 2009

Trattamento di ipertermia oncologica a radiofrequenza capacitiva esterna

Durante un trattamento di ipertermia a radiofrequenza (con generatore Synchrotherm) il paziente avverte nettamente la sensazione di calore interno quando il generatore di radiofrequenza si trova ad una potenza adeguata. Questa potenza è espressa in watt ed è in genere visibile sul display del generatore stesso. Nei minuti precedenti, invece, è molto probabile che il paziente avverta una sensazione di freddo. Questo è dato dal fatto che la superficie delle piastre è refrigerata da un sistema ad acqua a circuito chiuso. Ci sono poi una serie di variabili che sono legate alla capacità di sopportazione del calore da parte del paziente, alle dimensioni delle piastre, ed all’organo trattato. Tra le due piastre è frequente che il paziente senta più fredda quella posteriore perchè il peso del suo corpo, adagiatoci sopra, permette un contatto più netto con il sistema di refrigerazione di quello che si può avere con la piastra superiore. In questo caso, è sufficiente che il paziente, se può, eserciti una leggera pressione con le mani sulla piastra superiore ed avvertirà un’aumentata sensazione di freddo cutaneo. In genere, il paziente fa fatica a comprendere le due diverse sensazioni, caldo o freddo, che raggiungono il cervello contemporaneamente, ma questo avviene solo all’inizio del trattamento. Quando, infatti, la potenza del generatore sale, la sensazione di caldo interna è decisamente superiore a quella del freddo percepibile a livello cutaneo. Inoltre, più passa il tempo e più il calore tende a diffondersi in tutto il corpo, mentre la sensazione di freddo rimane percepibile solo a livello cutaneo sotto la piastre. Il raggiungimento di un’adeguata temperatura interna è determinante ai fini del trattamento, altrimenti non si chiamerebbe IPERtermia, che significa appunto, aumento del calore!

Carcinosi peritoneale: si cura o si guarisce con l’ipertermia?

La carcinosi peritoneale ha, come patologia, tutte le indicazioni per essere trattata con ipertermia a radiofrequenza. Ovviamente, migliori sono le condizioni generali del paziente e del suo sistema immunitario e migliore sarà il risultato positivo atteso. Contariamente, un paziente in scadenti condizioni generali, con un sistema immunitario in deficit e con una grado di estensione della malattia elevato e magari in più distretti avrà una risposta positiva attesa molto bassa.
Queste due condizioni cliniche, abissalmente diverse, determineranno, quindi, la differenza tra curare (ostacolare, rallentare o ottenere una remissione parziale di malattia) e guarire (distruggere le lesioni tumorali e ottenere una remissione completa di malattia).

Ipertermia a radiofrequenza: cosa è?

Con il termine di Ipertermia a Radiofrequenza si intende il riscaldamento controllato di una parte del nostro corpo utilizzando la radiofrequenza.
Per fare questo, il paziente è comodamente sdraiato su un confortevole lettino e gli vengono posizionate due piastre, una sopra e l’altra sotto la parte del corpo da trattare. Tra queste due piastre, che sono refrigerate per evitare ustioni cutanee, passa la radiofrequenza che scalderà l’organo trattato fino ad almeno 42,5 °C. A questa temperatura, le cellule tumorali malate moriranno, mentre quelle sane si raffredderanno rapidamente senza subire danni significativi. Per questo motivo, la metodica è assolutamente priva di effetti tossici collaterali e non è assolutamente dolorosa. Si praticano, in media, due trattamenti settimanali della durata di circa 1 ora e il numero di sedute è in funzione della gravità della malattia.
Normalmente, un ciclo non dura oltre le venti sedute, prevede successivamente una sosta di circa un mese e dopo gli opportuni accertamenti è ripetibile. Non è una metodica invasiva ed è facilmente sopportabile dal paziente. Ovviamente, migliori sono le sue condizioni generali e del suo sistema immunitario e migliore sarà un risultato positivo atteso. Non è una metodica sperimentale ed è anche riconosciuta dal Sistema Sanitario Nazionale.
In Italia esistono diversi centri di ipertermia sia pubblici che privati.

Adenocarcinoma del pancreas: cosa è successo?

Qualche mese fa, ho ricevuto questa toccante richiesta di aiuto:

cari, volevo raccontare la mia storia sono una ragazza di 24anni che a giugno dopo tante battaglie a perso la sua mammma di un male pultroppo che non lascia via di uscita !!si e ammalata agenneio07 gli anno digniosticato un tumore al pancreas ha messo stent biliari ,dopo gli hanno iniziato la kemio con gemgitabina al policlinico umberto primo a roma ,ma nel frattempo era seguita a casa dall’hospis di s.antonio da padova (una clinica per malati terminali)loro l’anno aiutata tanto …venivano tutti i giorni 5giorni l’infermiere e 2volte il dottore sononstati con lei e con me che sono stata sola con lei fino all’ultimo sono degli angeli di persone e di medici.diciamo che e stata benino fino agli inizi di giugno anche se prendeva morfina in compresse(ha iniziato da 10ml fino a 50ml al giorno)anke se in questi mesi a avuto febbre doloretti vari ecc…..poi e successo tutto cosi in fretta….il 18 giugno non e stata tanto bene aveva avuto i soliti doloretti dalla mattina che non sono passati con niente…verso il pomeriggio tardi sono passati ..la sera a mangiato ..anche con appetito(raro)poi abbiamo parlato giocato a carte visto la tv io sono andata a dormire lei rimaneva senpre di piu alzata che andava al bagno faceva tutte le sue cose con calma.la notte( io dormivo con lei)non e stata tanto bene…la mattina non era piu lei…faceva e diceva cose senza senzo era strana con uno sguardo diverso ..l’ultima cosa che mi ha detto accarezzandomi i capelli nel letto e stata”ciccia dormi mamma ti sveglia sempre”poi quella mattina e venuta la dottoressa dell’hospis a visitarla e ci ha consigliata di ricoverarla da loro e cosi ho fatto ne l pomeriggio l’ho ricoverata ma lei non c’era piu cn la testa non so ….prima che gli facessero un calmante verso le sette di sera ancora mi parlava(anke se non diceva cose sensate) poi dopo di quello non ha parlato(nonfecero in tempo ha levare l’ago dal braccio che gia dormiva)durante la notte inizio un respirare male con il rantolo la mattina avuto emmorraggie da sotto la sera pure aveva gli occhi socciusi persi nel vuoto sedata sicuramente anke se quando l’abbiamo cambiata cn l’infermiera nel pomeriggio si lamento dicendo “aia”poi la notte il 21giugno alle2 e 23 mori….che vuoto che mi rimane la mamma e la cosa piu bella del mondo mi manca tanto…pero io o delle domande che nessuno mi ha risposto o perche non avevano risposte lei cosa a capito?sentiva?perche ha perso la mente….cosi tutto ad un colpo quella mattina …spiegatemi qualcosa se sapete grazie

Mia Risposta: Gentilissima ***, siamo tutti veramente molto dispiaciuti per quello che è accaduto. Perdere la mamma è un dolore che mette a dura prova i nostri pensieri, le nostre emozioni e la nostra stessa voglia di vivere.
La vorrei rassicurare sul fatto che, sicuramente, non ha provato alcun dolore e non si è resa conto di nulla, perchè da come racconta, è verosimile che sua madre sia precipitata molto velocemente verso uno stato di coma. Gli angeli medici e infermieri che le stavano vicino avranno fatto tutto quello che la terapia medica gli consentiva di fare, ed ora lei dal cielo le sarà sempre al suo fianco.
Si regali un sorriso e si guardi nel profondo dell’anima… scoprirà l’impronta e l’immagine del volto sereno di sua madre che nessuno e nulla al mondo le potrà mai portar via….nemmeno la morte. Un abbraccio affettuoso.

Ipertermia: quali metodiche esistono?

METODICHE DI IPERTERMIA ONCOLOGICA
A oggi esistono ben dodici modi diversi per indurre ipertermia in un corpo umano.
Per questo motivo, quando si parla di ipertermia, nel bene o nel male, bisogna sempre specificare a quale di queste metodiche ci stiamo riferendo:

01 - Capacitiva a radiofrequenza esterna
02 - Radiante a microonde
03 - Radiante a ultrasuoni
04 - Interstiziale intraoperatoria
05 - Endocavitaria a radiofrequenza
06 - Endocavitaria perfusionale
07 - Chemioipertermia intra operatoria
08 - Elettrotermoablazione
09 - Locoregionale perfusionale
10 - Total body perfusionale
11 - Total body a infrarosso
12 - Total body indotta da tossine o bacilli attenuati

Ognuna di queste, infatti, ha precise indicazioni, possibilità e limiti e si differenziano molto fra loro.

Ipertermia a radiofequenza: quando iniziare?

L’ipertermia a radiofrequenza capacitiva esterna è una metodica terapeutica riconosciuta, utile e valida da percorrere nel trattamento dei tumori solidi. Proprio per questo motivo, personalmente, non aspetterei di verificare l’effetto della chemioterapia o della radioterapia in corso o di qualsivoglia altra cura sperimentale (che potrebbe essere anche scarso) e comincerei un ciclo di ipertermia il più presto possibile. Questo non significa che se, per svariati motivi, non si potesse farlo subito si perde l’opportunità e la validità nel farlo più tardi, ma ritengo di poter serenamente affermare che qualunque metodica terapeutica valida nella lotta contro il cancro sia comunque più efficace quanto la malattia stessa sia meno diffusa! Mi spiego con un semplice esempio: con un secchiello posso vuotare una vasca da bagno piena d’acqua e avere la certezza di ottenere un buon risultato in breve tempo, ma se fosse una piscina ci vorrà molto più tempo e potrei correre il rischio di non avere abbastanza tempo o energie per farlo. …ma questo è solo il mio parere!

L’ipertemia è dolorosa?

Assolutamente no. Se parliamo di iperterma a radiofrequenza capacitiva esterna, possiamo dire che è una metodica non invasiva e non dolorosa. Non necessita, pertanto, nè di anestesia (nemmeno locale) nè di ricovero. E’ un trattamento ambulatoriale e il paziente non deve abbandonare nulla delle sue abitudini alimentari, farmacologiche e non subisce alcuna limitazione nella vita di relazione con le altre persone.

…mio padre è affetto da K fegato metastatico e cirrotico: che fare?

Per un essere umano che soffre, c’è sempre qualcosa da fare, ma se questo essere umano è nostro padre malato di cancro in stadio avanzato, sicuramente i nostri sentimenti e le nostre emozioni saranno messi a dura prova. Questo rende anche difficile, pertanto, distinguere tra cure da cui ci si possa aspettare una risposta positiva ed un vano accanimento terapeutico. In quest’ottica, pertanto, andrà vista anche l’ipertermia a radiofrequenza. Non dovrà essere ritenuta una metodica che possa risolvere il problema di un fegato metastatico e per di più cirrotico, ma sicuramente potrà essere presa in considerazione a scopo palliativo, antalgico. Infatti, tra le diverse opzioni terapeutiche che si possono avere a disposizione, l’ipertermia a radiofrequenza capacitiva esterna è sicuramente quella che a parità di effetti positivi offre la pressochè totale assenza di effetti collaterali. Questo, unito all’affetto dei propri cari, al coordinamento di una seria e professionale equipe medica e perchè no, alla fede, anche se non porterà alla guarigione del nostro caro, sicuramente non gli faranno mancare tutte le cure di cui ha diritto.

Tumore al polmone. Quale ipertermia utilizzare: ad ultrasuoni, microonde o a radiofrequenza?

Le prime due metodiche limitano molto il loro campo di azione. L’ultrasuono, infatti, non riuscendo a superare la barriera ossea determina un cono d’ombra posteriore inefficace, e il microonde è caratterizzato da una scarsa penetrazione del calore in profondità. Quindi, con loro, sarà possibile trattare solo le lesioni superficiali, per esempio, di un arto, ma sicuramente non sarà possibile trattare lesioni polmonari. Un trattamento di ipertermia a radiofrequenza capacitiva esterna, invece, non ha questi limiti. Supera, infatti, qualunque ostacolo di natura ossea e riesce a scaldare in profondità permettendo, quindi, anche il trattamento di lesioni polmonari. Inoltre, il problema del cuore è una controindicazione che non esiste a meno che sia un cuore malato che funzioni solo dietro la stimolazione di un vecchio pace-maker, che potrebbe risentire di interferenze sul corretto funzionamento da parte della radiofrequenza. In questo caso si impone il controllo di un cardiologo che dia il via libera al trattamento. Quindi, ricapitolando, quando chiedete informazioni sull’ipertermia dovete specificare che sia a radiofrequenza capacitiva esterna. E’ la metodica che offre le migliori potenzialità di effetto a fronte di pressochè nulle controindicazioni o effetti collaterali.

E’ vero che l’ipertermia, in alcuni casi, può peggiorare la situazione?

Se diamo per scontato che utilizziamo la metodica su una patologia per cui ci sia una corretta indicazione, se utilizziamo le piastre di una giusta dimensione ed in una corretta posizione, se utilizziamo un’adeguata potenza e un esatto tempo e frequenza di trattamento, se il sistema immunitario del nostro paziente è in buone condizioni, se raggiungiamo una precisa e determinata temperatura, se le lesioni sono contenute all’interno dell’area riscaldata, se ecc ecc…, abbiamo la ragionevole probabilità di ottenere un buon risultato. Questo va dall’arresto di progressione di malattia ad una riduzione, che può essere più o meno importante, delle dimensioni e del numero delle lesioni. Tutto questo non è fantascienza. E’ stato più volte e da più parti, scientificamente dimostrato. Infatti stiamo parlando di una metodica ufficialmente riconosciuta in tutto il mondo. In una prima fase, però, che può essere più o meno lunga, si può osservare (con ecografia, t.a.c. o risonanza magnetica nucleare) un aumento delle dimensioni delle lesioni dovuto all’edema, alla necrosi e colliquazione dei tessuti malati per effetto del surriscaldamento. Solo in una fase successiva, invece, il sistema immunitario fagociterà (mangerà, porterà via) le cellule necrotiche (cioè morte) e solo allora si potrà valutare l’entità del risultato positivo, finale. Attenzione però. All’inizio ho premesso che si utilizzi la metodica in maniera corretta. Di certo, quindi, è anche vero il contrario: se si utilizza la metodica in modo inopportuno si possono documentare danni che limiterei a ustioni cutanee, fastidiose ma non mortali. A livello di malattia, invece, assisteremo ad una lenta, graduale ma inesorabile sua progressione. Del resto, qualunque metodica terapeutica non correttamente utilizzata permetterà e determinerà la continuazione della malattia nella sua nefasta corsa e il cancro… non fa eccezione!

Tumore operabile: ipertermia prima o dopo l’intervento?

L’ipertermia a radiofrequenza capacitiva esterna può essere di grande aiuto sia in una fase pre-operatoria che in una post-operatoria. Nella prima fase, infatti, contribuirà ad una migliore definizione dei piani di clivaggio (dei confini) tra gli organi interessati dalla lesione facilitando quindi il compito del chirurgo. Nella seconda fase, invece, darà un sicuro contributo velocizzando i processi di guarigione, aumentando l’attività del sistema immunitario, agendo su eventuali cellule malate quiescenti invisibili all’opera del chirurgo.

Ipertermia e interleuchina: che fare?

Confermo che l’utilizzo di interleuchina a scopo immunostimolante, generalmente, induce un rialzo della temperatura del paziente trattato. Possiamo quindi definire questo fenomeno come uno dei tanti modi per indurre ipertemia in un corpo umano. Questa ipertermia, però, è di tipo endogeno e ne consegue che consuma ed esaurisce le risorse energetiche del paziente. Per evitare che ciò avvenga, allora, è preferibile far sottoporre il paziente a sedute di ipertermia a radiofrequenza capacitiva esterna. In questo modo, avrà a disposizione una inesauribile quantità di energia che gli indurrà una febbre artificiale con conseguente produzione di citochine naturali e che potrà integrare con terapia a base di interferone e interleuchine.

Sovvertimento del parenchima epatico per presenza di multiple lesione ripetitive: cosa può fare l’ipertermia?

Questo è un caso sicuramente molto complesso e in uno stadio, purtroppo, molto avanzato. Il “sovvertimento pressocchè completo del parenchima epatico” significa che la malattia ha ormai preso il sopravvento sulle cellule sane. Ragionevoli speranze di una sicura guarigione non si possono dare. Per un malato che soffre, però, c’è sempre qualcosa da fare e se è il malato di cancro è nostra madre i nostri sforzi devono essere ancora più intensi e determinati. Sicuramente, l’ipertermia a radiofrequenza potrà fare tanto per il suo dolore e altro si potrà fare per mantenere le sue funzioni vitali sempre dignitose. A questo potrà pensare una buona equipe medica, ma in questo momento, sua madre ha bisogno anche del suo aiuto, della sua presenza, del suo affetto e perchè no, anche della sua Fede ed io sono sicuro che lei farà tutto il possibile per non far mancare nulla a sua madre che, non lo dimentichi mai, un giorno… le ha donato la vita!

Tumore mammario: guarigione all’80%?

Domanda: Nel corso degli ultimi anni ho sentito spesso dire che di tumore maligno alle mammella si guarisce nell’80% dei casi. Ho sempre pensato che fosse una percentuale altissima, ma ora mi chiedo …questa percentuale si rifersice al solo tumore mammario o è la stessa cosa quando c’è già qualche metastasi in un altro organo?…Quando ci sono delle metastasi non si guarisce più? “Si deve combattere.. combattere, non perdere le speranze..” ti dicono i medici, ma per cosa??? Per allungarsi la vita o per distruggere definitivamente il cancro??

Mia Risposta: Gentilissima, la notizia che lei cita sembrerebbe vera. Il problema non sono le eventuali metastasi, ma sapere in anticipo se apparteniamo alla fortunata fetta dell’80% che guarisce o a quel piccolo gruppo di condannati a morte nonostante le cure. Curare o guarire: questo è infatti il vero problema. In questa battaglia entrano in campo diversi e svariati fattori, per cui è veramente impossibile sapere in anticipo la nostra sorte. Ecco perchè i colleghi che l’hanno in cura la esortano a resistere e combattere. Perchè lei deve mettere in campo tutte le sue risorse possibili, al massimo della loro potenza e ci deve credere fino in fondo. Questo, unito alle risorse della scienza, alla professionalità dell’equipe medica, all’affetto dei suoi cari, alla forza della Fede farà di lei un altro malato di cancro GUARITO!

Ipertermia e metastasi ossee

Domanda: Gent.mo Dott. Limontini vista la sua gentilezza e professionalità nel rispondere a tanti quesiti, mi permetto di sottoporle il caso di mia madre: Mamma, che ha 60 anni, ha subito a marzo di quest’anno un intervento chirurgico di quadrantectomia per un carcinoma lobulare infiltrante forma anaplastica (tipo B) della mammella dx. Ha iniziato chemioterapia…anche in considerazione delle metastasi ossee evidenziate alla tac di stadiazione. Dalla tac total-body risulta infatti: presenza di lesioni osteoaddensanti a carico dei corpi vartebrali dorsali e lombari. Abbiamo chiesto alla Dott.ssa che la segue se fosse possibile tentare la strada dell’Ipertermia anche eventualmente associata a chemioterapia, ma la risposta è stata negativa in quanto, ci è stato detto, che l’ipertermia è efficace solo su una massa singola da trattare e non su metastasi. Leggendo però alcune domande e relative risposte su questo forum mi sono molto rincuorata, trovando diversi casi simili a quello di mia mamma. Pensa che ci sia la possibilità di usare l’Ipertermia nel caso di mia mamma? La ringrazio anticipatamente.

Mia Risposta: Gentilissima ***, le informazioni che lei ha ricevuto sulla impossibilità di utilizzare l’ipertermia a radiofrequenza capacitiva esterna in caso di metastasi non sono corrette. Le confermo, invece, che il caso che lei pone alla mia attenzione sarà trattabile. Avrebbe potuto avere qualche problema di trattamento qualora una metastasi fosse localizzata a livello di una spalla ed un’altra a livello di un femore. Il problema, però, non è nella natura della metastasi, ma è legato alla distanza una dall’altra. Con un generatore a radiofrequenza della Synchotherm, infatti, sono trattabili lesioni primarie solide e/o metastasi solide durante un unico trattamento se la loro distanza è compresa in un area avente un diametro non superiore ai 26 cm.

Domanda: Gent.mo Dott.Stefano Limontini…sono molto fiduciosa e ringrazio Voi tutti. Nella tac di mamma c’è scritto : si rileva la presenza di lesioni osteoaddensanti a carico dei corpi vertebrali dorsali e lombari, ma la Dott.ssa a voce ha detto metastasi nella colonna vertebrale e nel bacino. Io spero che la distanza sia entro i 26 cm. come lei scrive, ma eventualmente così non fosse…… … Mi scusi se le pongo anche questa domanda: C’è la possibilità di fare comunque qualcosa??? … E poi vorrei aggiungere : ma perchè il medico oncologo che ha in cura mia mamma non le ha detto di provare anche la strada dell’ipertermia se è riconosciuta dal sistema sanitario nazionale? Perchè c’è tutta questa avversità? Perchè ho dovuto sapere di questa tecnica grazie a mio fratello che l’ha trovata su internet mentre era alla disperata ricerca di qualcosa per salvare la vita di nostra madre? Sono veramente amareggiata! Scusi lo sfogo. E grazie ancora, di cuore!

Mia Risposta: Gentilissima ***, purtroppo una lesione osteoaddensante è sinonimo di un certo tipo di metastasi alle ossa. Quindi, ora si tratterà solo di localizzarle e se sono contenute in uno spazio compreso tra i 26 cm di diametro della piastra sarà possibile trattarle contemporaneamente in una stessa seduta. In caso contrario, se fossero cioè più distanti di 26 cm, bisognerà valutare con estrema attenzione quale trattare per prime e, solo successivamente, in un altro ciclo, trattare le altre. In alcuni casi si può anche alternare una seduta su alcune lesioni e la successiva sulle altre. In questo caso, l’esperienza dell’equipe medica sarà determinante nella scelta della strategia più opportuna. Sul resto…no comment!!

AIUTO….che confusione!!

Domanda: Buonasera. Nella disperazione mia e familiare ho scoperto questo forum, che mi ha rincuorato parzialmente, ma soprattutto spero chiarisca la mia confusione. Mia mamma affetta da carcinoma dutto lobare al seno dx fu operata nel 1993 e successivamente sottoposta a chemioterapia. Nel maggio 2004, nonostante tutti i monitoraggi, si verifica una recidiva nel medesimo punto mastectomizzato con iperaccumulo nelle parti ossee D10, D11, D12, L1, L2, L4, L5, femore DX, femore SX, 2 aree al cranio di tipo litico in sede parietale di diametro di 18 e 19 mm, ed infine all’addome al 2° e 6° segmento del fegato di 17 e 10 mm di diametro. Ha effettuato terapie diverse ma tutte senza alcun risultato benefico. Soltanto terapie antalgiche hanno alleviato il dolore (radioterapia ai femori e terapia radiometabolica). Attualmente mia mamma non vuole fare più nulla per sua richiesta ed assume solo morfina. Ci suggeriscono termoablazione per le 2 lesioni all’addome, o in alternativa teapia stereotassica. In questo forum ho letto anche della terapia dell’IPERTERMIA. La confusione è tanta, frutto della poca serenità , o addirittura mi chiedo se è possibile applicare alla paziente ANTICORPI MONOCLONALI per isolare queste metastasi osse e/o somministrare dei POLIFENOLI, capaci di bloccare le cellule neoplastiche?!? Perdonate la confusione, attendo risposte … nella disperazione.

Mia Risposta: Gentilissimo sig. ***, comprendo il suo stato d’animo, ma sua madre ha bisogno del suo aiuto sereno e non del suo disperato terrore. Cercherò di far sparire un po’ di fredda nebbia che la circonda: la terapia fatta fino ad ora, semberebbe essere molto appropriata (sono trascorsi più di 10 anni) e considerato che non dice nulla di particolarmente preoccupante riguardo ai risultati ottenuti a livello delle multiple localizzazoni ossee, credo che la sua preoccupazione principale sia a livello delle due piccole localizzazioni epatiche. Per prima cosa però, sua madre deve recuperare l’ottimismo e la voglia di lottare per guarire ed in questo caso deve trovare un solido appiglio nella serenità e nelle determinazione che avrà lei ed i suoi familiari. Non sarà facile, ma ci dovrete provare! Siete e dovrete considerarvi una squadra. L’equipe medica che la segue, saprà sicuramente consigliarvi la scelta terapeutica migliore e ci dovrete credere! Pur dai pochi dati che ci comunica, sembrerebbe che la scelta sulla termoablazione sia la migliore possibilità. Si tratta di “bruciare” le due piccole lesioni epatiche con l’aiuto di un ago e di una scarica a radiofrequenza. In alterantiva si potrebbe utilizzare la radioterapia stereotassica (radiochirurgia stereotassica) che “brucerebbe” le lesioni utilizzando raggi X. In entrambi i casi si potrà associare un trattamento di ipertermia a radiofrequenza capacitiva esterna, che potrà essere fatto sia prima che dopo il trattamento di termoablazione o radioterapico. Per la valutazione sull’uso di farmaci particolari bisognerebbe valutare alcuni parametri sull’istologico che lei non cita, ma sicuramente i colleghi ci avranno pensato. Si lasci, quindi, guidare dall’esperienza dell’equipe medica che vi segue… Queste mie poche parole sicuramente non potranno far guarire la sua adorata mamma in pochi giorni, ma spero che possano contribuire a rasserenarla un pochino, almeno al punto tale di farle tovare la forza e le energie di prendere la decisione che bisogna ricominciare a lottare con determinazione e fiducia!

Carcinoma mammario con metastasi meningee, polmonari ed epatiche

Domanda: Riassumo brevemente la situazione della mallattia di mia sorella di anni 44. Luglio 2000 carcinoma mammario trattato chirurgicamente. Gennaio 2004 metastasi ossee trattate con radioterapia. Successive altre linee di chemioterapia non sempre portate a termine. Dicembre 2007 carcinomatosi meningea trattata con radioterapia. Gennaio 2008 versamento pleurico trattato con talcaggio, verosimile carcinosi linfangitica. Marzo 2008 metastasi epatiche. Attualmente ha iniziato un ciclo di chemioterapia (taxolo). Volevo sapere se ci fossero spazi per tentare di abbinare l’ipertemia alla chemioterapia.

Mia Risposta: Gentilissimo sig. ***, il caso che lei pone alla nostra attenzione è sicuramente molto complesso e severo. Le indicazioni ad un trattamento con ipertermia a radiofrequenza ci sono, ma occorre fare una premessa importante: una caratteristica “limite” di questa metodica è che si tratta di una terapia ad azione locale. Questo significa che solo l’organo trattato intorno ai 42,5 °C avrà un beneficio diretto, massimo. Tutto il resto avrà il beneficio di una febbre artificiale, il più importante dei quali è la stimolazione della risposta immunitaria. Nel caso che lei ci segnala, ci sono diversi organi coinvolti dalla malattia alcuni dei quali già trattati con altre metodiche e in tempi diversi. Sarà, pertanto determinante, decidere in quale organo applicare le piastre e questo lo potrà decidere soltanto l’equipe medica che valuterà la documentazione clinica e si renderà conto di quale organo ne avrà più bisogno. Consulti quindi, senza indugi, i centri di Ipertermia Clinica e si rivolga ad uno di loro con serenità e fiducia. Dovranno preparare un piano diagnostico-terapeutico personalizzato. Non esiti a ricontattarmi qualora ne avesse bisogno.

Cura del cancro: alla ricerca di informazioni utili

Domanda: Gli insuccessi della medicina ufficiale in questo ambito sono palesi e solo qualche cocciuto entusiasta sostenitore della “scienza” può ancora sperare che la ricerca stia veramente studiando soluzioni concrete per uscire da questo massacro che è la stessa società consumistica che ha ingenerato. Certo non si può generalizzare, e sicuramente ci sono molti validi scienziati e medici in buona fede che operano al meglio delle loro possibilità per ottenere il bene dell’umanità. Tuttavia non si può obiettivamente non notare che il sistema in cui essi sono costretti ad agire è marcio sin nelle fondamenta e che è controllato quasi esclusivamente dai meccanismi economici di profitto delle grandi multinazionali farmaceutiche. Sperare di materializzare risultati di una certa valenza in questo quadro sembra una vera chimera. E allora che fare? Una valida alternativa è farsi carico individualmente della propria malattia e informarsi a trecentossessanta gradi sui passi che conviene fare in quel caso specifico, senza appiattirsi sulle prassi chemioterapiche, solitamente prescritte anche nei casi in cui sono semplicemente inutili o addirittura letali. Nel mondo della ricerca indipendente, delle università pubbliche e della scienza meno ortodossa è possibile trovare spazi di libertà e creatività terapeutica (derivati da percorsi di ricerca e di studio emancipati da gabbie precostituite di tipo economico od altro) che hanno prodotto buoni risultati anche nell’ambito dei tumori. Se si è in grado di acquisire buone informazioni o se si ha la fortuna di avere qualcuno in grado di farlo per noi, è possibile iniziare a vedere la stretta via da percorrere per arrivare a superare questa triste situazione.Sono infatti ormai varie le terapie non invasive e naturali con cui è possibile ottenere successi insperati ma documentati nei casi delle malattie degenerative come appunto il cancro. Diete particolari, trattamenti biologici, risoluzioni dei conflitti psicologici, principi attivi naturali, erbe, integratori e molte altre “invenzioni” curative dolci sono disponibili per tutti con un piccolo sforzo di elasticità mentale e di lavoro di informazione.I tristi dati di cui disponiamo oggi sull’efficacia e i danni della chemioterapia si commentano da sé. Proviamo altri percorsi. Su strade secondarie talvolta si viaggia più rilassati, si evitano ingorghi e incidenti e si arriva a casa, stanchi certo, ma soddisfatti.

Mia risposta: Lei non può neanche immaginare quanto io possa essere d’accordo con quanto afferma! Nel mio piccolo, ho fatto, sto facendo e continuerò a fare così!!! Ho letto, in una pagina di questo forum, che il prof. Veronesi ha definito l’ipertermia “una strada percorribile”. Ebbene, io sto percorrendo questa strada!!! Sin dai primi passi, però, mi sono reso conto che da solo non sarei arrivato tanto lontano. Per questo motivo, nel mio gruppo di lavoro, oltre al sottoscritto ipertermista, c’è un medico radioterapista, un medico oncologo internista ed uno chirurgo, un medico che si occupa della multiterapia Di Bella, un medico esperto di medicina orientale ed uno specialista di Neuroprogrammazione Digitale. In questo modo affrontiamo il problema cancro da diverse angolazioni e offriamo tentativi di soluzione diversi dallo standard dei protocolli chemioterapici. In alcuni casi sono fallimenti completi, in altri, invece, soddisfazioni incommensurabili. Sono tentativi, non certezze, miracoli o bacchette magiche, ma almeno stiamo provando a percorrere questa strada in maniera diversa.

Cura del cancro: l’Ipertermia a Radiofrequenza, funziona?

La domanda è molto semplice e al tempo stesso molto complessa perchè genera immediatamente confusione anche tra medici. Risposta: sì certo, funziona. Fino a qui è tutto semplice, in quanto il mondo scientifico internazionale non ha alcun dubbio sugli innumerevoli effetti benefici che “l’aumento controllato di calore nel corpo umano” determina nella lotta contro i tumori. Quando invece, ci si domanda cosa è l’ipertermia le cose si complicano. Ed è proprio da questa confusione che nasce lo scetticismo di alcuni pazienti e medici. L’ipertermia è la terapia col calore. Nel 1947, un biochimico italiano, Pavese, aveva dimostrato che le cellule tumorali coltivate in laboratorio sopravvivono meno delle cellule normali quando si aumenta la loro temperatura. Esattamente tra i 42 e i 43°C, abbiamo il picco del numero di cellule tumorali morte. Quindi, per terapia ipertermica o ipertermia si intende il riscaldamento controllato di tessuti biologici a temperature superiori a quella fisiologica. Per ottenere questo risultato si possono utilizzare un’infinità di tecniche, ma non tutte funzionano allo stesso modo, non tutte hanno le stesse potenzialità, gli stessi effetti benefici, gli stessi effetti collaterali e limiti. In parole povere, non basta innalzare la temperatura del corpo umano per vincere il tumore. Bisogna selezionare la tecnica più idonea per ogni tipo di tumore, senza mai prescindere dalle condizioni generali, mutevoli nel tempo, del malato, inteso come ESSERE UMANO e non come un NUMERO che farà statistica in quello o in quell’altro PROTOCOLLO! Tra le varie metodiche che si possono utilizzare per innalzare la temperatura di un tessuto biologico, sicuramente quella che utilizza campi elettromagnetici, ha oggi una larga applicazione clinica. Attualmente si usa la frequenza di 13,56 MHz, che permette di ottenere un riscaldamento in profondità dei tessuti trattati in modo non invasivo e perché gli effetti collaterali sono praticamente vicini allo zero. Non si può dire che siano zero, perchè l’errore umano è sempre dietro l’angolo. Con l’uso di questa metodica si sono ottenuti dei risultati documentati in molte malattie tumorali con localizzazioni solide. Recentemente, l’ipertermia a radiofrequenza è entrata nel Prontuario Terapeutico Nazionale, codificata al numero 9985.2, quindi è terapia riconosciuta dallo Stato Italiano e da tutti gli Stati della Comunità Europea e nel mondo! Nonostante tutto questo, però, la metodica non è molto conosciuta né tantomeno molto utilizzata per numerosi motivi. Tra i principali, purtroppo, c’è la mentalità farmaco-dipendente dei medici. Ora però, grazie anche ai potenti mezzi messi a disposizione della tecnologia e alla costante opera di ricerca, informazione e testimonianza diretta da parte di ex pazienti, tutti verranno a sapere che esistono terapie come l’ipertermia a radiofrequenza, che possono consentire, non dico di guarire un malato tumorale, ma sicuramente di aiutare a curare un malato tumorale. Questo è il vero, grande messaggio: è un messaggio di lotta, di speranza, di ottimismo, perché in alcuni casi ci sono state delle remissioni complete quasi inspiegabili che ci devono far pensare e riflettere. Se la ricerca, potesse studiare più a fondo la metodica, potrebbe dare informazioni e soprattutto possibilità di cura a chi oggi, possibilità di cura non ne ha. Riguardo ai centri che utilizzano questa metodica può rivolgersi all’Associazione Europea di Ipertermia (Assie) Tel 0381.329752 – fax 0381.32975 info@assie.itwww.assie.it